domenica 29 maggio 2011

ARTE, ARTISTI, CREATIVI, FANTASIA

Creare creare ed ancora creare. Senza mai fermarsi. Mille impegni, son sempre impegnato, spero di riuscire almeno a mangiare oggi, è dal mese scorso che non tocco cibo poiché sono sempre di corsa, tutti mi vogliono. Questa non è la frenesia del 2011, come poteva forse apparire. La frenesia è così dozzinale, è una cosa che ormai han tutti, è fuori moda. Questa invece è la vita di NOI ARTISTI. Fotografi, designer, scrittori, pittori, scultori, scrittori, art director, promoter, dj, giornalisti, registi, videomakers, illustratori, musicisti, blogger e, timidi grafici, ormai passati da punta di diamante del filone degli “artistici” a ultima ruota del carro.  
Non ditemi che non contate almeno una ventina di artisti tra i vostri amici. Dai su, non fate i timidi. Lo so che poi magari qualche blogger freelance intervisterà anche voi, magari in cambio di qualche free drink scambiate con qualche fotografo di party, ma non nascondetevi e parlateci dei vostri amici artisti!

"Chepppalle, stamattina mi son svegliato alle 10, dovevo andare in ufficio a creare."

E noi, invece, che di photoshop, di moda e di reflex non ci capiamo un cazzo, siamo relegati a passare intere nottate a leggere nomi di stilisti svedesi in rapida successione, per poter accedere alle future manifestazioni di street art. E noi che non eravamo a nessun evento del fuori salone, fondamentalmente perché non ce ne fregava niente, ora dovremo ordinare gin tonic sistematicamente ogni santa volta che sentiamo “Via Tortona”, in modo da deviare l’attenzione magari con simpatia “Massì, io al fuori salone ero ubriaco. Non mi ricordo un cazzo!”  strappando un “ahaha anch’ioooo” e alcuni applausi mentre ci si accende una sigaretta.

Tutto questo capita a chi di artistico non ha niente.
Pensare che invece alcuni individui manifestano sintomi di creatività devastanti, quasi patologici. Ho visto dei punk fermarsi a disegnare fuori da Zara, in preda a visioni fantastiche. Ho visto blog dove una comunissima persona fornisce dettagliate recensioni su qualsiasi cosa inerente a: musica, libri, arte, cinema, fotografia, moda; pur non avendo la benché minima conoscenza in nessuno di questi campi. 
Ho letto di possessori di reflex autodefinirsi “art director” o quasiasi sostantivo susseguito dalla parola “designer”. Ho parlato con semplici dipendenti della Diesel che mi narravano delle loro mastodontiche idee rivoluzionarie e dei loro viaggi fatti di feste, alcol, orge di brainstorming e transessuali in vettoriale.
Fondamentalmente di chi stiamo parlando? Semplice. Solitamente disoccupati, o lavoratori normali, ma con ambizioni planetarie. Sono loro, gli artisti, il popolo della gente che non versa i contributi perché non ne ha bisogno, il popolo di Londra e del mac, quelli che son persone riservate ma perennemente alle migliori feste della zona.
Sicuramente sarà capitato anche a voi di dover allungare i due euri per una birra di un artista. “Cazzo sono al verde, non posso sbronzarmi” mugugna ad alta voce per ottenere il suo fresco bicchiere di birra. E noi che proviamo una tristezza infinita, ci lasciamo sempre fottere, consapevoli che dopo 3 mesi massimo ci arriverà una telefonata su skype dalla persona artistica in questione: “Heyy sono a Londra! Lavoro? Sì cioè mille robe da fare, ti racconterò! Sono in uno studio di designer e promoter, figada, faccio l’assistente. Gratis ovviamente, bè ma si deve partire dal basso. Come dici? Volontariato? No, quella è roba da sfigati. Scusami, il mio nuovo mac pro non riesce a fare il rendering mentre son su skype e compro tshirts in ebay contemporaneamente, ci si sente! See you, bye!”

Ed è così che noi, commessi o baristi, operai o giardinieri, tecnici dei condizionatori o cavie umane presso qualche ditta di superalcolici siamo costretti nostro malgrado, ad iniziare un lungo cammino di bestemmie e imprecazioni ed a rassegnarci al fatto che non siamo artisti e non lo saremo mai.